Antonio Palermo |
So di rischiare la retorica dicendo che ho ancora chiaro il tono di voce deciso e quasi sbrigativo del prof. Antonio Palermo, mio docente di Letteratura italiana moderna e contemporanea all'Università di Napoli. Ma a volte rischiare la retorica ci mette in condizione di poter rivivere, anche se solo per un breve attimo e lasciandoli sfumare in un affettuoso sentimento di quasi nostalgia, momenti che sono stati importanti, forse importantissimi. Nello specifico, ora mi torna quel vago senso di pizzicorino interno che mi fa dire che sì, quello era un momento importantissimo - durato un po' più di due anni - ma che allora non ho colto fino in fondo. Del resto non erano usati a caso, dal professore, gli aggettivi brillante e bizzarro con cui spesso mi apostrofava. Sul brillante, ovviamente, non posso far altro che sentirmi ancora oggi onorato. Sul bizzarro devo, come si dice, prendere e portare a casa.
Alla fine di una lettura intossicata le idee, ovviamente, mi si erano chiarite abbastanza. Una cosa però mi si era fissata bene nella memoria. Una cosa che non so perché continuava a ronzarmi nella testa senza motivi di particolare urgenza teorica. Ed era una piccola sfilza di nomi di giallisti italiani degli anni Trenta. Su tutti Augusto De Angelis del quale, devo dire, di prima mano non avevo letto nulla e, se proprio ho l'obbligo di confessare un peccatuccio, neanche ne avevo la benché minima voglia. A ruota ne venivano nominati altri, di giallisti importanti, soprattutto in un saggio di Gianni Canova (che anni dopo ho conosciuto, complice la comune collaborazione a Segnocinema): Tito Aldo Spagnol, Armando Comez, Arturo Lanocita, Alessandro Varaldo...
Io però gongolavo su quell'Augusto De Angelis, forse per il rispetto, il timore o la devozione che si devono a chi era considerato il padre del giallo all'italiana. Nientedimeno.
Poi, come spesso accade, passano i decenni. Non vi dico come e a che punto abbandonai l'interessante ricerca verso la quale il professore benignamente cercava di indirizzarmi. Vi basti solo pensare, per farvi un'idea anche vaga, che quel "bizzarro" il professore non lo usava per niente a caso. Ma che volete. Alla fine una ragione me la sono fatta. E vada per bizzarro. Anche perché più i decenni passano, più io incanutisco, e più penso che quel "bizzarro" era il lato affettuoso che umanamente bilanciava il "brillante" che, come ho detto, mi onorava ma mi chiedeva molta più responsabilità di quella che io allora ero capace di assumermi. Forse per questo mi sono tenuto il "bizzarro", e ho lasciato per strada il "brillante". Ma questo è un altro discorso.
Che dicevo? Ah, sì. Poi passano i decenni e capitano cose imprevedibili e...bizzarre. Ecco che in questi giorni comincio a inanellare la lettura dei romanzi di Augusto De Angelis. Inizio con Il banchiere assassinato e poi vado avanti con Sei donne e un libro e poi con L'Albergo delle tre rose. E sulla scrivania mi aspettano Il candeliere a sette fiamme, La barchetta di cristallo, Il mistero delle tre orchidee, Giobbe Tuama & C. E quanto prima devo cercare di recuperare almeno Il mistero di Cinecittà e L'impronta del gatto. Poi si vedrà.
Però un piccolo resoconto ve lo posso fare. E allora vi racconto che questi tre libri li ho letti dopo aver organizzato nei minimi particolari la giusta scenografia con tanto di lampada, di bicchiere di brandy a portata di mano e di sigaro toscano o pipa pronti all'uso. Ma solo pronti all'uso, che se appena un filino di fumo si arrischia a volteggiare nel salone, sarò costretto a ricorrere alla vostra squisita ospitalità.
ti ospitiamo volentieri, ma senza toscano
RispondiEliminaRimane quindi sottinteso che posso portarmi le pipe...
RispondiEliminaPer le pipe possiamo trattare
RispondiEliminaInteressantissimo!
RispondiEliminap.s.: la sigaretta elettronica non promette miracoli però aiuta. ;-)
@ Marco. Grazie Marco. Ma la faccenda di sigaro e pipa è, come devo dire, uno sfizio mooolto saltuario. Da occasione rara e da ricorrenza irrinunciabile. Ergo: è un piacere che qualche volta mi concedo. La sigaretta elettronica nulla può e nulla deve, per me, contro questo piacere. Del resto: semel in anno...
RispondiEliminaUn caro caro saluto