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Collaboro dal 1993 con la rivista "Segnocinema". Amo l'appennino pistoiese, l'Aglianico del Vulture, i miei amici. Tengo per il Toro, e sono un lettore pressoché onnivoro. Ho scritto due romanzi, 'Ho una storia per te' e 'L'odore della polvere da sparo', entrambi pubblicati da Edizioni Spartaco.

sabato 11 settembre 2010

Un lettore, un marinaio

Le solite promesse da marinaio. Mi ero impegnato a leggere Infinite Jest in un paio di settimane. Il tempo c'era tutto. Un'intera estate, pensate un po'. E anche la predisposizione individuale, e il ritmo e le suggestioni del libro erano della giusta specie.

Per non concedermi nessun alibi avevo persino messo al corrente, con un apposito post su questo blog (ma come parli, frate? post, blog... ma vabbè, faccio di necessità virtù e mi adeguo), un potenziale universo mondo di lettori circa le mie intenzioni. Piccola strategia per evitare la fuga. Se tutti sanno che farò una cosa, ebbene io la farò. Una versione personalissima e molto abborracciata di quegli splendidi - e verissimi -  versi dello Spoon River che Edgar Lee Masters dedica al suonatore Jones

"La terra ti suscita
una vibrazione nel cuore: sei tu.
E se la gente sa che sai suonare,
suonare ti tocca, per tutta la vita" .

Poi il vortice. La passione della lettura che si incrocia, come tante volte fa, con la passione per la storia, mi catapulta tutto intero negli anni Settanta. Anni importanti, si sa. Gli anni del colpo di stato in Cile (era il '73, 11 settembre. Quale caso mi ha spinto a scrivere questo post proprio oggi?), del compromesso storico, gli anni di piombo.

E poi, permettetemi, anni importanti per me. I quattordici, i quindici, i sedici, i diciassette e così via. La scoperta della politica, dei cantautori (Guccini su tutti e poi De Andrè, e poi gli altri), l'amore per Leopardi ("O graziosa luna, io mi rammento..."; "/Così tra questa immensità s'annega il pensier mio:/e 'naufragar m'è dolce in questo mare"; "Bello il tuo manto, o divo cielo, e bella/sei tu, rorida terra. Ahi di cotesta/infinita beltà..."). Le prime voraci letture (ma la prima in assoluto - e indelebile - era stata Pinocchio, a sei anni): Calvino, Cassola, I dublinesi di Joyce, Pirandello, Piero Chiara, il mai digerito (mi dispiace) Hemingway. E, intorno al  '76, gli scritti di Lenin e il "Manifesto" di Marx e Engels e le lezioni sul fascismo di  Togliatti. Il diario del Che in Bolivia.
Lido Vieri. Da www.excalciatorigranata.to.it
Nei sogni a occhi aperti c'erano invece le spettacolari ed eleganti parate di Lido Vieri. L'idolo da imitare. Ultimo testimone romantico del "mio" calcio.
E in mezzo a tutto questo gli amici e le amiche. E la teologia della liberazione. E la chitarra. E le canzoni cantate in gruppo. O giorni o mesi che andate sempre via. E corre corre corre corre la locomotiva. Questa di Marinella è la storia vera. La chiamavano Bocca di rosa, metteva l'amore, metteva l'amore...

Divago? Non tanto. Perché le due passioni - letteratura e storia - che si incrociano mi fiondano nella lettura di quegli anni. E Infinite Jest ritorna, non per sua colpa, tra gli scaffali. Ma non per molto. Non per molto.

Ecco. Ora dovrei dire che sì, è così. Tra le libertà concesse al lettore c'è anche quella di farsi catturare da una passione fulminea che lo sottrae a una vecchia intenzione per scaraventarlo in un altro vortice di pagine e racconti e storie e nomi. E donne e uomini.

Cos'è, dirà qualcuno, un'altra strategia per mascherare una promessa da marinaio con la solita scusa della libertà concessa al lettore?

Per non sbagliare rispondo: forse. Però aggiungo che io l'avevo detto all'inizio (ricordate? "Le solite promesse da marinaio..."). E poi, come ridondante sovrappiù, dico che io alla libertà del lettore ci credo davvero. E, via, sono un uomo d'appennino ma, che diamine, anche il vasto mare mi affascina. E ancora, come dire, l' Odissea, Moby Dick, il Salgari "piratesco" non valgono il peccato veniale di una promessa non mantenuta o solo posticipata nel tempo? Una promessa da marinaio?

Ah, se non ci fosse questo universo di libri! Come sarebbe limitata la percezione che avrei del mondo, e come mi soffocherebbe l'impossibilità di saltare da un universo all'altro. Da una storia all'altra. Da un libro all'altro, appunto.

2 commenti:

  1. Alla tua domanda "Divago?" mi sento di risondere "No, affatto!", trovo anzi molto piacevole leggere i tuoi post, si chiamno così, no?
    Bentornato, alla prossima, ciao!

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  2. Uomo di Appennino, mi piace davvero come scrivi, te l'ho già detto? ;) La libertà del lettore... ecco, dovrei pensarla anche io in questi termini... e invece ogni volta che non riesco a finire un libro è un piccolo trauma, e il libro se ne sta lì in orizzontale per mesi e mesi prima che mi decida a metterlo in verticale... e quando poi lo faccio, è un moto meccanico della mano e del braccio, non si deve pensare.
    Elena Mirtilli

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