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Collaboro dal 1993 con la rivista "Segnocinema". Amo l'appennino pistoiese, l'Aglianico del Vulture, i miei amici. Tengo per il Toro, e sono un lettore pressoché onnivoro. Ho scritto due romanzi, 'Ho una storia per te' e 'L'odore della polvere da sparo', entrambi pubblicati da Edizioni Spartaco.

giovedì 13 gennaio 2011

"Il futuro ha un cuore antico"

Ernesto Balducci. Foto dal web
Tra le letture necessarie di questi giorni un posto principale è occupato dai libri di Ernesto Balducci.
La prima cosa che mi colpisce, e che esula dal contenuto di quello che sto leggendo, è l'aggettivo che per primo mi è venuto in mente. So bene, o meglio sapevo bene, perché queste letture mi si presentavano come necessarie.
Per una questione di lavoro. Diciamo così. L'esperienza e la prosa di Ernesto Balducci (padre Ernesto Balducci) mi servono per ricostruire un mondo, un modo di essere e di pensare che ha attraversato qualche decennio della nostra storia e che ora, sono certo di capire, si è del tutto estinto. A meno di non essere sopravvissuto in qualche rigagnolo carsico che pervicacemente segna il suo percorso. In solitaria. Incurante dello sfascio. Ma proprio per questo, e di ciò sono ancora più certo, meritevole di essere scovato e inseguito senza neanche un briciolo di dubbio.

Ecco dunque che con il ricorso a un'immagine cara a Balducci (padre Balducci), quella del cerchio che si chiude, ritrovo l'altro carattere necessario di questi scritti e del pensiero che li ha messi al mondo.

Avevo letto, nelle settimane scorse, L'Altro. Un orizzonte profetico, e mi aveva entusiasmato ritrovare nelle sue pagine la profonda e insostituibile concezione dell'Altro "che mi rivela a me stesso come soggettività". Che è come dire il ritrovare quell'avvertimento saggio e profondamente umano che non si stanca mai di dire: è l'Altro che "mi fa persona".

Se di quest'avvertimento oggi si ha bisogno, lo lascio decidere in autonomia a chi legge questa nota. Per quel che mi riguarda scusate, ma non credo di avere incertezze al riguardo. Vorrei solo essere capace di non cadere nella vuota nostalgia di un tempo che non c'è più e, saldamente ancorato a questi nostri giorni, avere la sufficiente chiarezza per dire che l'amore troppo blaterato per le piccole patrie ci fa smarrire proprio il senso dell'Altro. E, in definitiva, il senso di noi stessi.

Del resto ritrovo altri agganci chiarificatori proprio nel libro che ho finito di leggere oggi.

Il sogno di una cosa. Dal villaggio all'età planetaria è una raccolta di interventi pubblicati qua e là nel corso di un decennio. Lo spunto che antologizza è il ritorno, morale, memoriale o anche fisico, nella propria "piccola" patria di origine: il villaggio di Santa Fiora, sull'Amiata.
Viaggio memoriale innanzitutto, ma che si apre a considerazioni e a bilanci esistenziali. La prosa limpida di Balducci recupera il senso e la fatica dei giorni di un'infanzia che ha conosciuto l'estremo sacrificio del lavoro in miniera, l'incanto mitico della natura e l'insegnamento, questa volta epico, della spirito di solidarietà che animava le comunità della Montagna. Spirito nel quale c'era stato e c'era anche lo spazio per l'illusione di una repubblica cristiana o per la quotidiana esperienza di un umanesimo etnologico. E cioè dell'esperienza solidale, dell'utopistico slancio di una civiltà della condivisione.

Per dare un nome a questi contenuti altrimenti astratti, Balducci (padre Balducci) ricorre a quello di David Lazzaretti, il barrocciaio che aveva pensato e sognato di inaugurare la repubblica di Dio, e di dare così vita a una vera e propria comunità evangelica di contadini. Ci sarebbe forse riuscito se il Potere (e, mi rendo conto, lo dico con enfasi melodrammatica da quattro soldi) non gli avesse piantato in corpo una pallottola, mentre guidava una processione, il 15 agosto del 1878. E per sovrappiù gli concesse, dopo morto, l'appellativo ufficiale di criminale. Confermato - l'appellativo - dagli studi di Cesare Lombroso.

Altri nomi? Il fabbro Manfredi, per esempio. L'anarchico che quando Balducci si appresta a partire per il collegio degli Scolopi gli lascia un testimone al quale rimanere fedele: "Non ti lasciare imbrogliare dai preti!". E poi quelli ricordati dalle 83 vittime, i martiri di Niccioleta, minatori in difesa della "loro" miniera, massacrati dai nazisti, in precipitosa e sanguinaria ritirata, la sera del 14 giugno 1944. A Castelnuovo Valdicecina. E molti erano amici di infanzia, compagni di giochi o di scuola, di Ernesto Balducci.
Ci sarebbe altro, ancora molto altro in queste pagine. Per non peccare di facile esaltazione della cultura proletaria e contadina Balducci amplia, anzi amplifica, il marchio di umanesimo che i mondi della Montagna gli hanno impresso. E lo fa ricucendo la sua esperienza privata con gli studi di Ernesto De Martino e di Carlo Levi e con quell'umanesimo colto che lo accompagnerà nella sua vita di intellettuale. Nel tentativo di riproporre il valore complessivo che fa di tante piccole patrie un universo e una storia condivisi.

E c'è ancora altro e altro. Questo post deve concludersi qui, ma la lettura del capitolo L'Amiata ha una forza e una carica dirompenti. Le piccole patrie. Il loro vero senso di recupero della memoria e di quello che abbiamo detto prima. La riscoperta innanzitutto del sentirsi partecipi di un'unica storia. Nella condivisione, e nella consapevolezza solidaristica.

Cos'altro posso aggiungere io? Niente. Se non ancora due parole di padre Ernesto Balducci: 
E so che i ripiegamenti tribali di cui dà spettacolo la società di oggi, come quelli delle "Lighe", rivelano una deplorevole incapacità di misurarsi col futuro. Il nuovo tribalismo non è un superamento della modernità, ne esprime, al contrario, il collasso, la definitiva impotenza a partorire l'uomo veramente universale. (p. 100)
Santa Fiora. Immagine dal web
   

5 commenti:

  1. non ho mai letto nulla di padre Balducci, ma mi hai decisamente incuriosita!

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  2. Penso che i blog con dei buoni contenuti vadano premiati. L'ho fatto ecco qua il Sunshine Award
    http://gialli-e-geografie.blogspot.com/2011/01/sunshine-award.html
    Ciao Attilio

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  3. Un bellissimo blog il tuo. Mi ci sono trovata per caso e subito come se fossi a casa mia ( è vero che anch'io ho scelto la stessa grafica per il mio)
    Qui è pieno di idee, di contenuti di bella scrittura. Grazie tante e aspetto il prossiamo post
    Grazia

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  4. Non ho mai letto nulla di questo autore, ma il tuo articolo mi ha emozionata molto. E' raro che io riesca a leggere per intero post molto lunghi.

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  5. Padre Balducci l'ho conosciuto e l'ho ascoltato parlare , fra il 77 e l'81. Ricordavo lui e non riuscivo a ricordare il nome , per fortuna che ogni tanto qualcuno riporta alla luce questa gente di valore.

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