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Collaboro dal 1993 con la rivista "Segnocinema". Amo l'appennino pistoiese, l'Aglianico del Vulture, i miei amici. Tengo per il Toro, e sono un lettore pressoché onnivoro. Ho scritto due romanzi, 'Ho una storia per te' e 'L'odore della polvere da sparo', entrambi pubblicati da Edizioni Spartaco.

venerdì 4 marzo 2011

Il dovere e il piacere 1

Marcel Proust.
Dovrei finalmente decidermi, e dare più ordine ai miei programmi di lettura. Seguire con maggior rigore quanto richiede il dovere del momento. E invece ricasco sempre nella mia antica malattia, che consiste nel lasciar decidere all'interesse - e non al dovere - del momento cosa leggere. E quasi sempre l'interesse è insopprimibile.
Io lo so che il principio regolatore di ogni cosa è il desiderio inesausto di leggere tutto, ma proprio tutto. Certo che c'è, ed è inevitabile che ci sia, un criterio di scelta che mi fa da guida.

Ma il problema è che questo criterio di scelta muta troppo spesso.

A volte è dato dalla necessità di dover leggere le grandi opere (e non importa se di saggistica o di narrativa) dei grandi. A volte c'è il bisogno di aderire alla più stringente contemporaneità, e quindi non riesco a fare a meno di buttarmi sulle ultime novità di cui si parla, sul nome emergente di cui si dice qua e là un gran bene, su quanto prodotto da piccole e coraggiose case editrici (perchè, in definitiva, se non si leggono i nuovi, e se non ci si guarda intorno con attenzione ampia, si rimane sempre allo stesso posto).

Dunque, l'avrete capito bene, l'unico metodo è quello del non metodo. Il primo risultato è in un clamoroso senso di colpa: continuando in questo modo non leggerò mai tutte le opere di tutti i grandi. E si può morire senza aver letto tutta la Recherche, o tutto Thomas Mann, o tutto lo Zibaldone di Leopardi, o tutto Tolstoj, e Dostoevskij, e Balzac, e Goethe, e...e...e...?

Questo senso di colpa però non abbatte l'altro. Come si fa a ignorare gli scrittori nuovi eccetera eccetera eccetera? E come si fa a non soddisfare, nell'immediato, il bisogno più semplice di un lettore che è quello di leggere o di rileggere ciò che in quel momento, al di là di importanza e spessore, più gli aggrada?

Faccio un esempio, così mi spiego meglio. Esco da un periodo di lettura piuttosto intensiva di Alberto Moravia. L'attenzione, in particolare, mi ha tenuto impegnato per diversi giorni. Lettura a tratti forte, soprattutto per quella necessità di cui il protagonista si fa portatore, e che consiste nel recuperare attraverso la narrazione l'autenticità che troppo spesso la vita nasconde. E quindi nel filtrare i fatti della vita attraverso la loro puntuale (ma non sempre veritiera) trasposizione in un diario che dovrebbe servire come base da cui partire per la scrittura di un romanzo vero e proprio. Unica e definitiva espressione di autenticità.

Voi capite. La lettura di questo romanzo ha chiesto, e scusate il bisticcio, davvero molta attenzione da parte mia. Si aggiunga a ciò la lettura frenetica delle quasi mille pagine di Alberto Moravia, la biografia (peraltro imperdibile esempio di grande biografia intellettuale) che René de Ceccatty ha dedicato allo scrittore romano. E mi si perdonerà se il desiderio più vivo era per me quello di ritornare a casa.

E non c'è bisogno che io lo ridica, perché voi lo sapete bene, ma per me spesso ritornare a casa significa rileggere Simenon: Il piccolo libraio di Archangelsk, I fantasmi del cappellaio, Cargo, L'uomo che guardava passare i treni, L'orologiaio di Everton e, come attività defatigante, un Maigret di tanto in tanto. In questi giorni: Maigret a Vichy.

Tra queste pagine trovo, a mia insaputa, un elemento destabilizzante. E io che credevo di conoscere tanto bene Simenon (e Maigret) da ritenerli ormai quasi di famiglia. Le pagine incriminate sono la 15 e la 16: leggete, leggete, per favore, che poi vi dico.

Maigret l'aveva seguito a malincuore. Sapeva da un pezzo che quel momento prima o poi sarebbe arrivato, ma l'aveva proiettato in un futuro piuttosto remoto. Lo studio del medico non era né grande né lussuoso. Sulla scrivania c'erano lo stetoscopio, dei flaconi, dei tubetti di pomata e delle pratiche amministrative, e il lettino sul quale si stendevano i malati sembrava aver conservato l'impronta profonda dell'ultimo paziente.
Cos'è che non va, Maigret?
Non lo so. Sarà l'età...
Cinquantadue?
Cinquantatré.
Cinquantadue. Cinquantatré. Sarà l'età. Ma come, dico io con evidente irritazione, ma tu guarda un po'. Sarà l'età. Cinquantadue. Cinquantatré. Eh no, caro Georges, tu lo sai quanto io ti voglia bene e quanto io ti stimi. Ma questo proprio non dovevi farmelo. Sarà l'età. Cinquantadue. Cinquantatré.
Ma allora sai che cosa  faccio io, adesso? Quasi quasi mi rituffo nelle avventurose storie di Emilio Salgari. Così te la do io una lezione. Altro che l'età.






11 commenti:

  1. Hai ragione sul senso di colpa che ci prende - noi lettori omnivori- quando dobbiamo fare delle scelte. Io per esempio moriro'( il più tardi possibile ) senza aver letto Moravia:già lo so. Invece Simenon per me è irrinunciabile e Guerra e Pace di Tolstoj il libro della mia vita.
    Malgrado le scelte di letture differenti, ma non troppo, in quello che scrivi mi ci ritrovo (soprattutto -ahimé- nelle ultime righe)
    Grazie

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  2. Concordo con entrambi.
    Quando vedo libri, entro in una libreria o biblioteca o leggo nei blog, subentra un senso d'invidia (positiva) in quello che gli altri hanno letto e di angoscia di non aver abbastanza futuro per leggere. Sarà l'età?! Chissà! Mi consolo che, quando arriverà il giorno (chissà mai quando) del pensionamento, il mio "orto-per pensionati" sarà in biblioteca.
    Nel frattempo, rubo sempre più ore al sonno notturno.
    Buona domenica.

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  3. (Capito qui dal blog della cara Grazia e la trovo qui, insieme a Nela San - dove sono appena stata, via Giacinta. Bello incontrare facce conosciute che fanno da mèntori a nuovi incontri. Chiusa la parentesi).

    Post che sento molto mio.
    Io ho iniziato il 2011 promettendomi, dopo anni di letture più "contemporanee", di dedicarmi solamente ai classici - termine vago, ne convengo.
    Ma mi sonno trovata curiosamente impreparata alla lentezza e alla concentrazione che mi hanno richiesto le prime due fatiche (I Promessi Sposi e Le città invisibili), cui evidentemente non sono più abituata.
    Si tratta di riscoprire un nuovo passo, e tempi diversi di lettura e metabolizzazione.
    Una bella sfida per quest'anno!
    Tornerò presto, mi piace qui.

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  4. Spesso mi dico: devo leggere questi tot. libri.
    Poi finisce sempre che seguo "la pancia". Leggo per dovere solo quando si tratta di studio, università et simila.
    Quando leggo per me, è il piacere che impera.

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  5. Grazie a tutte e a ognuna. In primo luogo per la visita. E poi per i commenti. Il loro tono e la loro immediatezza comunicativa mi riscaldano il cuore.

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  6. Io il problema penso di averlo risolto: non potendo leggere tutto non me la sento di rinunciare a certe cose per cui gli altri fanno la fila ! preferisco "sfiorare" di aver letto tutto Leopardi che aver letto qualcosa di Moravia

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  7. E che bel problema poni! Già qualche tempo fa, con le librerie reali dei miei pochi amici lettori mi prendeva un’invidia e uno sgomento… «Devo ancora leggere Proust! E poi Tolstoj e Dostoevskij e tutti gli italiani…». Poi arrivò Anobii, e i blog, e gli amici cosiddetti virtuali ma che, a volte, sento molto più reali di alcune persone che mi circondano. E si moltiplicò il numero di spunti di lettura e di scoperte letterarie e di librerie virtuali… E se non fosse che sono un po’ scettica sulla possibilità di poter andare in pensione prima dei prossimi 40 anni, anch’io come Nela San penserei al mio “orto per pensionati in una biblioteca”.
    Per ora mi limito a rubare tempo dove posso e continuare a leggere un po’ tutto, in modo disordinato. Ma poi, se non seguiamo l’istinto almeno nelle nostre passioni, dove seguirlo allora?
    Buone letture!

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  8. A rivelare la tua età e a dire tanto di te non è un diario alla Moravia, non è il senso di colpa per ciò che non hai letto, ma, piuttosto, il tuo amore per Simenon e Salgari...
    A proposito, vedo che, praticamente mancavo all'appello solo io! Le mie amiche di blog ci sono tutte e ne approfitto per salutarle stando qui da te.
    Ciao, e a presto!
    Giacinta

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  9. Complimenti, complimenti, complimenti! E' raro che lo stile altrui mi appassioni, ma devo riconoscere che il tuo possiede la rara capacità di trasmettere intatta a chi ti legge la tua passione per la lettura (scusa il bisticcio di parole!)
    Continuerò, naturalmente, a seguirti con attenzione.
    Silvana Planeta.

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  10. Ciao!Anni fa chiacchierando suggerii ad un amico molto più anziano, con la casa piena di libri, di leggerne uno appena pubblicato. che mi aveva preso molto- Mia cara, non ho ancora letto Omero e non ho tempo per questo!- mi disse . Sorrisi , ma mi offesi. Non ho mai avuto un criterio di scelta nelle letture , ahimè , e credo che morirò senza evr letto Omero, ormai , come Maigret , ho superato i 50,senza scherzi , faccio molta fatica a leggere e cadere dentro un libro fino a passarci quasi tutta la notte non mi riesce più.

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  11. Concordo pienamente con quello che scrivi. Il Miglior metodo è quello di non seguire alcun metodo. Capita spesso anche a me di redigere diligentissimi programmi di lettura per poi gettarmi sul primo libro suggerito dall'istinto. Mi riconosco, certo, e più mi riconosco comprendo che la natura del lettore si macchia dell'inquietudine di poter avere il tempo necessario per leggere tutto. Anch'io ho il mio Proust abbandonato al terzo romanzo, i Tolstoi mai letti, gli italiani spesso snobbati (tranne una nostalgia forte per Tomasi di Lampedusa)...anch'io torno, dopo aver digerito volumi di saggistica, a qualche buon romanzo giallo, poliziesco o noir che dir si voglia! Sono contento di ritrovarmi in buona compagnia.

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